L’unione di rianimazione cardiopolmonare extracorporea e contropulsatore aortico sembra aumentare la sopravvivenza in pazienti colpiti da arresto cardiaco
Una metanalisi sembra indicare un impatto favorevole del contropulsatore aortico quando combinato alla rianimazione cardiopolmonare extracorporea sulla sopravvivenza dopo arresto cardiaco, mentre non è stato registrato un effetto simile a livello di outcome neurologici
La rianimazione cardiopolmonare extracorporea (ECPR) è un tipo di ossigenazione extracorporea a membrana veno-arteriosa (VA-ECMO) applicata in corso di rianimazione cardiopolmonare in caso di arresto cardiaco per garantire un flusso di sangue ossigenato sufficiente per le richieste metaboliche ed evitare un danno irreversibile agli organi.
L’arresto cardiaco è la terza causa di morte in Europa: l’incidenza annuale di arresto cardiaco extraospedaliero varia tra 67 e 170 casi/100mila abitanti.
Il contropulsatore aortico (IABP), un dispositivo costituito da un catetere con palloncino, viene ancora oggi impiegato nella VA-ECMO per ridurre il post-carico ventricolare sinistro, ma il suo ruolo in caso di ECPR non è ancora chiaro.
Un gruppo di clinici ha quindi condotto una revisione della letteratura con metanalisi così da valutare l’eventuale supporto fornito dall’IABP alla ECPR a livello di sopravvivenza e outcome neurologici.
Dall’analisi di 9 studi di coorte, per un totale di quasi 5.000 pazienti, è emerso che la combinazione IABP + ECPR si associava a risultati migliori in termini di sopravvivenza rispetto alla sola ECPR, infatti nel primo caso sopravviveva il 32,9% dei pazienti, mentre nel secondo il 20,2%.
Il dato specifico della sopravvivenza con buon outcome neurologico, invece, è stato analizzato in 4 studi su poco più di 4.000 pazienti. A differenza di quanto sopra, non si è osservato un vantaggio significativo con la combinazione IABP + ECPR: in questo gruppo rientrava il 20,7% dei pazienti vs l’11,2% del gruppo trattato con la sola ECPR.
I risultati ottenuti sembrano quindi suggerire un potenziale vantaggio in termini di sopravvivenza dalla combinazione IABP + ECPR, vantaggio che potrebbe essere rilevante anche nel contesto più ampio della pratica clinica.
Sopravvivenza dei pazienti con arresto cardiaco: 32,9% con IABP + ECPR vs 20,2% con sola ECPR.
Tuttavia, poiché la tempistica di inserimento dell’IABP potrebbe influenzare in modo determinante la sopravvivenza e modificare il flusso sanguigno regionale e la determinazione dell’impatto dell’IABP sugli outcome neurologici potrebbe essere più efficace se effettuata negli intervalli di “no flusso” e “basso flusso” sanguigno, sono necessari ulteriori studi randomizzati e controllati in questo ambito, caratterizzati da una precisa selezione e randomizzazione dei pazienti sottoposti a ECPR.