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La sorveglianza attiva nei pazienti con carcinoma prostatico deve essere protratta per vari decenni, in linea con l’aumentata aspettativa di vita di tali pazienti dopo la diagnosi

Un’analisi dei dati di pazienti con carcinoma prostatico seguiti con sorveglianza attiva durante il follow-up attualmente maggiore in letteratura (circa 25 anni) conferma i bassi tassi di mortalità associati a questa strategia, ma evidenzia anche un rischio di progressione della malattia a lungo termine da non sottovalutare: non esiste quindi un momento preciso oltre il quale si può interrompere la sorveglianza attiva, che invece deve essere effettuata con rigore per vari decenni


I dati disponibili in letteratura relativi alla sorveglianza attiva nei soggetti con carcinoma prostatico generalmente fanno riferimento a un follow-up di 15 anni. Tuttavia un paziente in sorveglianza attiva può essere ancora in vita dopo questo intervallo di tempo: cosa può succedere a questo punto?

La sorveglianza attiva si è associata a bassi tassi di mortalità (<1-4%) durante follow-up pari fino a 15 anni.

Per rispondere a questa domanda un gruppo di clinici ha valutato lo stato di salute dei pazienti facenti parte dello studio Göteborg-1 e il cui follow-up è stato esteso sino a 25 anni.

Sono stati raccolti in modo prospettico e analizzati i dati di 488 pazienti con carcinoma prostatico evidenziato allo screening dello studio Göteborg-1 e per i quali è stata indicata la sorveglianza attiva come strategia primaria di trattamento.

L’età mediana alla diagnosi era di 66 anni, il PSA mediano era pari a 4,1 ng/ml e la densità del PSA mediana a 0,12 ng/ml/cm3. I pazienti ancora in vita alla data dell’ultimo follow-up erano stati seguiti per un tempo mediano di 18 anni.

Un dato importante riguarda il livello di gravità della malattia oncologica che aveva portato alla scelta della sorveglianza attiva:

  • nel 51% dei pazienti il carcinoma prostatico era di rischio molto basso, ovvero T1c, non N1 o M1, con Gleason score ≤6, densità del PSA <0,15 ng/ml, meno di 3 punti core interessati dalla neoplasia e in generale ≤50% di cancro in qualsiasi punto core;
  • nel 26% dei casi il carcinoma prostatico era di rischio basso, quindi T1, non N1 o M1, con Gleason score pari a 6 e PSA <10 ng/ml;
  • nel 22% dei pazienti il carcinoma prostatico era di rischio intermedio, caratterizzato da T1-2, non N1 o M1, con Gleason score ≤7 e PSA <20 ng/ml.


Tenendo in considerazione che non vi era un protocollo predefinito per il follow-up durante la sorveglianza attiva, ma generalmente si effettuavano un test del PSA ogni 6-12 mesi e biopsie ripetute in caso di segni di progressione clinica, 232 pazienti hanno interrotto la sorveglianza attiva. Di questi 141 sono stati sottoposti a prostatectomia radicale, 44 a radioterapia e 47 hanno avviato una terapia ormonale, per un tasso di sopravvivenza libera da trattamento a 22 anni pari al 38%.

Nel corso del tempo, 81 pazienti sono andati incontro a una ricaduta dopo la sorveglianza attiva: 14 sono deceduti per carcinoma prostatico, 5 hanno sviluppato metastasi ma erano ancora in vita all’ultimo follow-up, 44 hanno avviato un trattamento ormonale e 18 hanno avuto una ricaduta del PSA dopo prostatectomia radicale o radioterapia ma non hanno ancora intrapreso la terapia ormonale. Questi dati consentono di stimare un tasso di sopravvivenza libera da ricaduta a 22 anni pari al 68%.


Durante il follow-up si sono registrati 264 decessi, di cui 145 fra i pazienti che erano rimasti in sorveglianza attiva per l’intero periodo e 119 fra coloro che avevano ricevuto un trattamento durante lo stresso intervallo di tempo. I 14 decessi correlati al carcinoma prostatico si sono verificati tutti in pazienti che avevano ricevuto un trattamento durante il follow-up e la cui neoplasia era di rischio molto basso in 1 caso, di rischio basso in 4 casi e intermedio in 9 casi.

Il tasso di sopravvivenza generale a 25 anni si attestava quindi al 32% e quelli di sopravvivenza specifici per la malattia a 24 anni erano pari al 99% in presenza di carcinoma prostatico di rischio molto basso, 92% se di rischio basso e 85% se di rischio intermedio.

Outcome di sopravvivenza secondo Kaplan-Meier in pazienti in sorveglianza attiva15 anni20 anni25 anni
Sopravvivenza generale63%46%32%
Sopravvivenza specifica per carcinoma prostatico97%95%94%
Sopravvivenza libera da trattamento48%43%38%
Sopravvivenza libera da ricaduta81%74%68%

È infine importante osservare che, benché la mortalità sia risultata bassa, ben 232 pazienti hanno richiesto un trattamento durante il follow-up e l’incidenza cumulativa di ricaduta ha raggiunto il 68% dopo 22 anni, a indicare come molte neoplasie siano o almeno possano diventare clinicamente significative. Ciò implica che, per non perdere una possibilità di cura, è necessario che i pazienti in sorveglianza attiva siano attentamente selezionati e monitorati in modo appropriato per un periodo di tempo molto lungo indipendentemente dalla classe di rischio del carcinoma prostatico.