L’AIOM ha elaborato 30 raccomandazioni per favorire una buona e corretta comunicazione in Oncologia, soprattutto fra medico e paziente
Un progetto AIOM che ha coinvolto un gruppo di lavoro multidisciplinare ha portato alla stesura di un documento volto a rafforzare l’alleanza strategica fra i diversi protagonisti della comunicazione in Oncologia: comunità scientifica, pazienti e media
La relazione medico-paziente è cambiata profondamente negli ultimi decenni, con il paziente che ha assunto un ruolo sempre più importante nell’alleanza terapeutica con il curante. Ma come mantenere e rinforzare oggi questa alleanza, in un mondo dove le informazioni, purtroppo anche quelle sbagliate, sono di facile accesso e in grande quantità? Rispondere a questa domanda diventa ancora più importante in ambito oncologico.
L’Associazione italiana di Oncologia medica (AIOM) ha promosso un progetto proprio per elaborare una serie di raccomandazioni sulla “Comunicazione in Oncologia”, al quale hanno preso parte clinici, associazioni di pazienti e giornalisti scientifici.
Dall'analisi dei 100 paper selezionati si sono elaborate 30 raccomandazioni.
Per quanto concerne la comunicazione all’interno della comunità scientifica, i partecipanti ritengono che le informazioni relative agli studi clinici debbano essere condivise in modo chiaro e oggettivo, evitando sensazionalismi e attraverso messaggi concisi che possano essere meglio compresi dal pubblico.
In merito alla comunicazione con i pazienti, i partecipanti hanno evidenziato la necessità di un equilibrio nel dialogo con il curante, in particolare in merito a diagnosi e prognosi, che deve essere condotto in modo comprensibile e senza tecnicismi.
Hanno poi ricordato come il paziente possa non avere piena contezza delle conseguenze e dei possibili effetti avversi di un trattamento a lungo termine. Per questo è importante che il paziente sia convolto in modo da riportare in autonomia eventi legati alla sicurezza del trattamento, così che possano essere affrontati tempestivamente.
Altro aspetto sottolineato è l’importanza di un training specifico del clinico nella condivisione di notizie negative, così come quella di una comunicazione precoce legata alle cure palliative e alle disposizioni di fine vita.
I partecipanti si sono confrontati anche in merito a un delicato tema emergente, evidenziando la necessità, da parte del curante, di evitare qualsiasi pregiudizio circa l’orientamento sessuale e l’identità di genere del paziente.
Infine è stata menzionata la necessità di proteggere il paziente e il caregiver dalla disinformazione che corre in Internet e sui social media, per esempio suggerendo risorse online affidabili.