Dall’analisi univariata sono inoltre emersi i fattori associati alla comparsa di delirio: fecaloma (p=0,008), ritenzione urinaria acuta (p=0,010), posizionamento di catetere urinario (p<0,001) e uso di oppioidi (p=0,002). Dall’analisi multivariata, invece, sono emersi una storia di disturbi cognitivi (p<0,001), l’uso di oppioidi (p=0,009) e la concentrazione di proteina-C reattiva (p=0,001), aggiustati per uso di zopiclone e concentrazione di NT-proBNP.
Per quanto riguarda la morte intraospedaliera, questa si è registrata in 23 pazienti (5%). I fattori associati a tale evento sono risultati essere delirio (p<0,001), frazione di eiezione del ventricolo sinistro (p=0,018), concentrazione di NT-proBNP (p=0,001) e di creatinina (p=0,027) all’analisi univariata e delirio (p=0,005) aggiustato per la concentrazione di NT-proBNP all’analisi multivariata.
La fisiopatologia del delirio non è ancora completamente chiarita, benché si ipotizzi il coinvolgimento di ipoperfusione cerebrale, ipossiemia, squilibrio elettrolitico, neuroinfiammazione, invecchiamento neuronale e distruzione della rete neuronale.
In quest’ottica diventa ancora più importante attuare quelle strategie preventive in grado di limitare i fattori di rischio di sviluppo di delirio nei soggetti anziani ricoverati in UTIC e prestare particolare attenzione alla presenza di sepsi. Il delirio, infatti, influenza non solo la prognosi intraospedaliera, ma anche quella a lungo termine a livello di mortalità e declino cognitivo e funzionale.