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Per la cefalea a grappolo è importante un approccio multidisciplinare che includa anche gli aspetti psicosociali

I dati di vari pazienti con cefalea a grappolo analizzati in modo retrospettivo hanno evidenziato un importante impatto della malattia a livello psicosociale, al quale deve essere dedicata la medesima attenzione rivolta agli aspetti biologici di questo disturbo altamente invalidante


In Germania, ai pazienti con dolore cronico in cui lo standard di cura ambulatoriale non consente di gestire il disturbo adeguatamente viene proposta una Multimodal Pain Therapy, ovvero un approccio ospedaliero interdisciplinare che viene disegnato sulle specifiche necessità del paziente. Negli anni 2018-2020 sono stati indirizzati a tale approccio 207 pazienti con cefalea a grappolo, un disordine che esercita un importante impatto non solo a livello sociale ma anche professionale e spesso è accompagnato da comorbilità che aumentano notevolmente il livello di dolore percepito.

Anche in considerazione del fatto che un prolungato ritardo diagnostico, purtroppo frequente nei pazienti con cefalea a grappolo, può esacerbare la condizione, è importante riconoscere le caratteristiche dei soggetti colpiti e, in quest’ottica, un gruppo di clinici ha analizzato le caratteristiche principali dei pazienti tedeschi prima citati.

Si tratta soprattutto di uomini (62,3%), di età media 48,16 anni e che nel 71,5% dei casi lamentano dolore da oltre 5 anni.

I dati dei pazienti, analizzati in modo retrospettivo, sono stati raccolti attraverso il Kiel Headache Questionnaire standardizzato, disegnato per registrare il fenotipo di malattia, le comorbilità e l’impatto a livello psicosociale somministrato prima dell’ospedalizzazione, il Migraine Disability Assessment Score (MIDAS), il Beck Depression Inventory II (BDI-II) e la World Health Organization Disability Assessment Schedule (WHODAS 2.0).

Lo scenario descritto dai dati è importante: circa il 62% dei pazienti era interessato da cefalea a grappolo cronica (nessuna fase di remissione negli ultimi 3 mesi), nel 98,1% dei casi l’attacco durava dai 15 ai 180 minuti e la maggior parte dei pazienti era interessato da 1 a 6 attacchi al giorno. Il dolore era localizzato a livello periorbitale destro nel 52% dei pazienti e sinistro nel 46% e pressoché la totalità dei soggetti (98,6%) ha definito l’intensità del dolore percepito da grave a molto grave.

Tipo di dolore

Lancinante80,2%
Da perforazione50,2%
Acuto43,5%
Pulsante42%
Urente37,7%

Inoltre il 79,3% dei pazienti affermava di soffrire degli attacchi essenzialmente durante la notte (fra le 21 e le 6) e i sintomi più frequentemente riportati erano disturbi del sonno (93,2%), irrequietezza (85,3%), lacrimazione (82,1%), agitazione (75,8%), arrossamento dell’occhio (70,5%), congestione nasale (62,8%), sensibilità alla luce (51,2%) e sudorazione (51,2%). In molti pazienti tali sintomi peggioravano in concomitanza dei cambiamenti stagionali, di particolari condizioni atmosferiche, di stress emotivo o posture non confortevoli del capo o del corpo.

Il punteggio MIDAS raggiungeva il valore di 4 (disabilità grave) nel 94,7% dei pazienti, il 79,3% aveva sintomi indicativi della presenza di depressione al BDI-II e il 92,7% risultava avere importanti limitazioni a livello di salute e funzionamento alla WHODAS 2.0.

Circa il 31,4% dei pazienti riportava dolore persistente nell’area affetta della cefalea a grappolo.

Dal punto di vista psicologico si registravano anche ruminazione, irritabilità e un declino nella performance (tutti in più dell’80% dei pazienti). Seguivano poi pensieri cupi, tensione al lavoro o in famiglia, ansia e ben il 40,5% dei pazienti riportava occasionale ideazione suicidaria.

I dati raccolti evidenziano quindi chiaramente il significativo impatto psicologico della cefalea a grappolo sulle sfere famigliari, sociali e professionali, pertanto il trattamento non dovrebbe focalizzarsi unicamente sulla gestione e la prevenzione della malattia ma essere rivolto anche agli aspetti psicologici qui descritti.

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