Inoltre il 79,3% dei pazienti affermava di soffrire degli attacchi essenzialmente durante la notte (fra le 21 e le 6) e i sintomi più frequentemente riportati erano disturbi del sonno (93,2%), irrequietezza (85,3%), lacrimazione (82,1%), agitazione (75,8%), arrossamento dell’occhio (70,5%), congestione nasale (62,8%), sensibilità alla luce (51,2%) e sudorazione (51,2%). In molti pazienti tali sintomi peggioravano in concomitanza dei cambiamenti stagionali, di particolari condizioni atmosferiche, di stress emotivo o posture non confortevoli del capo o del corpo.
Il punteggio MIDAS raggiungeva il valore di 4 (disabilità grave) nel 94,7% dei pazienti, il 79,3% aveva sintomi indicativi della presenza di depressione al BDI-II e il 92,7% risultava avere importanti limitazioni a livello di salute e funzionamento alla WHODAS 2.0.
Circa il 31,4% dei pazienti riportava dolore persistente nell’area affetta della cefalea a grappolo.
Dal punto di vista psicologico si registravano anche ruminazione, irritabilità e un declino nella performance (tutti in più dell’80% dei pazienti). Seguivano poi pensieri cupi, tensione al lavoro o in famiglia, ansia e ben il 40,5% dei pazienti riportava occasionale ideazione suicidaria.
I dati raccolti evidenziano quindi chiaramente il significativo impatto psicologico della cefalea a grappolo sulle sfere famigliari, sociali e professionali, pertanto il trattamento non dovrebbe focalizzarsi unicamente sulla gestione e la prevenzione della malattia ma essere rivolto anche agli aspetti psicologici qui descritti.