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I centri per lo scompenso cardiaco in Italia sono in buona salute ma si potrebbe fare ancora di più

Una recente survey condotta dalla Società Italiana di Cardiologia ha permesso di fare il punto sull’organizzazione dei centri dedicati ai pazienti con scompenso cardiaco distribuiti sul territorio nazionale. La prevenzione delle recidive e le terapie personalizzate hanno consentito di aumentare la qualità e l’aspettativa di vita, ma ci sono ulteriori margini di miglioramento


Lo scompenso cardiaco rappresenta la causa principale di mortalità all’interno dello spettro delle malattie cardiovascolari e si associa a un alto tasso di ospedalizzazione dopo la diagnosi. Proprio l’ospedalizzazione e gli outcome sono ampiamente variabili e riuscire a predire le modalità di ricaduta e le cause del deterioramento della condizione potrebbe essere di supporto nella scelta fra intervento farmacologico o con device.

Secondo una recente survey dell’ISS il 2% della popolazione italiana è andato incontro a scompenso cardiaco, causa di circa 200mila ricoveri/anno.

La complessità della malattia imporrebbe la presenza di centri per la gestione della stessa in modo uniforme e capillare sull’intero territorio nazionale. Per fotografare la situazione italiana la Società Italiana di Cardiologia ha condotto una survey coinvolgendo i centri associati e valutando l’organizzazione delle strutture, il livello di gestione, la connessione con gli hub ospedalieri e il tipo di gestione clinica.

I 32 centri per i pazienti con scompenso cardiaco non in corso di ospedalizzazione, distribuiti in modo omogeneo fra Nord, Centro e Sud, si avvalgono di uno staff medico misto (personale ospedaliero e accademico) integrato con specializzandi e personale infermieristico dedicato.

Basandosi sul livello di cura e sulla tipologia di paziente visitato, i centri possono essere distinti in tre tipologie: ambulatorio territoriale, struttura intermedia e struttura avanzata.

Ambulatorio territorialeQui dovrebbero essere gestiti i pazienti negli stadi A e B della classificazione AHA, quelli con evidenza di una iniziale disfunzione strutturale cardiaca o funzionale sisto-diastolica e quelli con un aumento moderato dei peptidi natriuretici senza evidenza di deterioramento. Questo ambulatorio può inoltre essere dedicato alla prevenzione dello scompenso cardiaco focalizzandosi sul controllo dei fattori di rischio cardiovascolare, sulla correzione dello stile di vita e sulle condizioni generali del paziente.
Struttura intermediaQuesta struttura, che segue pazienti con scompenso cardiaco noto, dovrebbe rivolgersi ai soggetti precedentemente ospedalizzati per scompenso cardiaco, con una franca disfunzione sistolica (frazione di eiezione <40%), con ridotta attività fisica e in classe NYHA >I, ai soggetti con BNP >100 pg/ml e NTproBNP >400 pg/ml al basale oppure ai soggetti che devono essere attentamente monitorati durante la fase di titolazione della terapia.
Struttura avanzataÈ generalmente dedicata ai pazienti con le forme più gravi di malattia, in classe NYHA avanzata candidati a trapianto cardiaco o impianto di un dispositivo di assistenza per il ventricolo sinistro oppure già sottoposti a impianto, così come ai pazienti che necessitano di un monitoraggio continuo invasivo e non invasivo per un deterioramento dello status emodinamico con ridotto output cardiaco.

Attualmente i pazienti più giovani con storia recente di infarto del miocardio o cardiomiopatia dilatativa e famigliarità per tali disturbi sono seguiti da centri specifici, mentre i soggetti più anziani (>75 anni), fragili, con malattie sistemiche associate, una lunga storia di scompenso cardiaco e una classe NYHA avanzata sono gestiti dai centri intermedi attraverso una strategia conservativa. Tra questi due estremi esiste un’area grigia di pazienti che vengono seguiti da tutte e tre le tipologie di strutture in funzione delle risorse sanitarie locali, della localizzazione geografica/distanza dall’ospedale, dell’indipendenza e del supporto di un caregiver.

È stato anche osservato che la telemedicina non è impiegata in modo estensivo e, in alcuni casi, non viene considerata affidabile, soprattutto da parte dei pazienti, aspetto che limita fortemente l’aderenza agli interventi erogati proprio tramite la telemedicina. La maggior parte dei centri adotta un sistema “singolo”, non connesso a una rete più ampia, costruito sulla base delle esigenze locali.

Punti di forza dell’organizzazione attualePunti di debolezza dell’organizzazione attuale
Aumento dei centri per lo scompenso cardiaco e distribuzione capillare sul territorio nazionaleScarsa consapevolezza dei pazienti delle caratteristiche dello scompenso cardiaco e della presenza di centri dedicati
Aumento di qualità e aspettativa di vitaMonitoraggio invasivo e non invasivo limitato ai pazienti più giovani
Ottimizzazione dei trattamenti sulla base delle linee guidaRitardo nella pianificazione delle visite per differenze organizzative a livello regionale
Organizzazione di centri per trattamento e monitoraggio di pazienti con scompenso cardiaco avanzato non ospedalizzatiRisorse ridotte per visite a domicilio, assistenza infermieristica e sociale per i pazienti più anziani, con ridotta mobilità e scarso supporto famigliare

Cosa aspettarsi per il futuro? In un contesto in cui da un lato si chiede di indirizzare le risorse finanziarie verso i pazienti più giovani e con maggiori probabilità di guarigione e, dall’altro, si registra il continuo aumento dei casi di scompenso cardiaco nella popolazione più anziana, che porta a una maggiore necessità di assistenza sanitaria e sociale – con i costi correlati – sarebbe auspicabile riuscire a costruire un sistema più strutturato, focalizzato sulla prevenzione e sul trattamento delle esacerbazioni di malattia e sulla promozione del self-empowerment del paziente.

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