Dal punto di vista fisiopatologico è stato osservato l’accumulo di alfa-sinucleina in diverse regioni del tronco encefalico, tra cui le aree in cui risiedono cellule in grado di inibire (REM-off) o favorire (REM-on) il sonno REM, alterandone la regolazione, nell’ipotalamo, modificando le aree legate alla sonnolenza e all’insonnia, e nell’amigdala, anch’essa coinvolta nella regolazione del sonno.
È stata registrata anche una relazione bidirezionale fra i geni clock e l’attività neuronale dopaminergica, altra potenziale causa di insonnia nella malattia di Parkinson. Più nel dettaglio, l’accumulo di alfa-sinucleina nel nucleo soprachiasmatico compromette il corretto funzionamento dei geni clock, che a sua volta influisce negativamente sul ritmo circadiano. Ma non solo. La malattia di Parkinson ha un impatto diretto sui neuroni dopaminergici, a loro volta in grado di regolare i geni clock interferendo con la trascrizione degli stessi.
Sulla base delle evidenze emerse dalla ricerca, come è possibile intervenire? Per prima cosa è necessaria una diagnosi clinica di insonnia in corso di malattia di Parkinson e per giungere a tale diagnosi è necessario ricorrere a una combinazione fra storia clinica del paziente, questionari legati alla qualità del sonno (come il Pittsburgh Sleep Quality Index [PSQI] e la Parkinson’s Disease Sleep Scale [PDSS-2]) e metodi di monitoraggio oggettivi come la polisonnografia e l’actigrafia.
Diagnosi clinica dell’insonnia nella malattia di Parkinson:
storia clinica del paziente + PSQI o PDSS-2 + polisonnografia o actigrafia.
In secondo luogo è importante capire se si è di fronte a un’insonnia primaria, ovvero una condizione non causata dalla malattia di Parkinson e molto simile all’insonnia che si registra nella popolazione generale, oppure a un’insonnia secondaria, quindi dovuta alle comorbilità che si associano ai sintomi motori e non motori della malattia di Parkinson.
A questo punto si può impostare una gestione complessiva dell’insonnia che faccia ricorso a trattamenti farmacologici e non farmacologici (pur con la consapevolezza che mancano ancora raccomandazioni specifiche a questo proposito). Tra questi ultimi, l’intervento più efficace sembra essere la terapia cognitivo-comportamentale specifica per l’insonnia, che si compone di 5 elementi: consolidamento del sonno, controllo degli stimoli, ristrutturazione cognitiva, igiene del sonno e tecniche di rilassamento.