Secondo il NICE l’8-12% delle donne incinte è affetto da asma.
Come comportarsi se la futura mamma è affetta da asma?
Innanzitutto è necessario ricordare che l’asma può variare in gravidanza, anche peggiorando, per cambiamenti a livello ormonale e meccanico, per un’aumentata suscettibilità alle infezioni virali e un’alterata aderenza al trattamento. Spesso, infatti, le donne attribuiscono la dispnea alla gravidanza e non a un peggioramento del controllo dell’asma, rischiando così un sotto-trattamento della condizione.
Altro aspetto importante da evidenziare è che nella maggior parte dei casi non si osservano effetti avversi dell’asma sulla gravidanza, ma quando la malattia va incontro a esacerbazioni e a uno scarso controllo si sono osservati basso peso corporeo alla nascita, parti pretermine e minore crescita intrauterina. Se l’asma è ben controllato, invece, il rischio di outcome sfavorevoli è minimo.
Come agire quindi? La gestione della malattia dovrebbe essere essenzialmente la stessa di quella in una paziente non gravida, con una visita iniziale, il controllo periodico tramite marcatori di attività come la velocità di picco espiratorio e l’ossido nitrico esalato frazionato, oltre che la valutazione dell’aderenza ai farmaci e della tecnica inalatoria. Parallelamente si dovrebbero trattare il reflusso gastro-esofageo, comune fattore esacerbante, suggerire la cessazione del fumo e intervenire tempestivamente in caso di infezioni.
Altrettanto tempestivamente è necessario intervenire in caso di esacerbazione, così da evitare un’ipossia materna e fetale. Si deve prevedere un’ossigeno-terapia per raggiungere e mantenere una saturazione dell’ossigeno del 94-98% e si può procedere alla somministrazione di farmaci come nella popolazione generale, optando per broncodilatatori nebulizzati o corticosteroidi orali o endovena.
Un buon controllo dell’asma e la riduzione delle esacerbazioni sono fondamentali per migliorare gli outcome materni e fetali in gravidanza.
I trattamenti convenzionali per l’asma si sono ripetutamente dimostrati sicuri in gravidanza, anzi una loro interruzione porrebbe la paziente a maggior rischio rispetto a continuarne l’utilizzo. Per quanto riguarda i farmaci biologici, le evidenze di sicurezza sono al momento limitate, ma crescenti.
Durante il travaglio e il parto le esacerbazioni sono poco comuni (circa 10%) e, benché non ci siano studi precisi in proposito, vi è un consenso generale sulla programmazione del parto. Poiché il dolore può essere un trigger per le esacerbazioni si raccomanda l’epidurale, in grado di ridurre la ventilazione al minuto e il consumo di ossigeno.
Infine, benché si registri un maggiore tasso di taglio cesareo nelle donne con asma, la decisione di procedere con tale tecnica dovrebbe dipendere unicamente da fattori ostetrici. L’ossitocina può essere impiegata in modo sicuro per indurre il travaglio ed è il farmaco di scelta per la gestione dell’emorragia post-parto, mentre l’ergometrina e i suoi derivati dovrebbero essere evitati in quanto causa di broncospasmo.