È ormai consolidato che esistono tre principali fattori di rischio per carcinoma prostatico non modificabili: l’età, l’etnia e la familiarità.
Tuttavia esistono anche fattori di rischio modificabili, tra cui le abitudini di vita, che includono la dieta, l’attività fisica e il fumo.
Un gruppo di ricercatori italiani ha condotto una review per valutare l’impatto di uno stile di vita non sano e dell’inquinamento ambientale sullo sviluppo di carcinoma prostatico.
Per quanto riguarda la dieta, non è stato ancora possibile definire quali nutrienti abbiano un effetto protettivo e quali, invece, negativo sulla malattia oncologica. È stato però osservato che un’alimentazione caratterizzata da un alto potenziale infiammatorio e insulinemico si associa a un maggiore rischio di progressione di carcinoma prostatico. Anche il microbioma intestinale influenza la progressione di malattia attraverso i vari metaboliti prodotti, suggerendo l’esistenza di un “asse intestino-prostata”.
Mentre mancano dati definitivi sul legame tra carcinoma prostatico e abuso di alcool, è stato osservato che i pazienti con tale neoplasia, se fumatori, hanno una maggiore resistenza ai trattamenti e un superiore rischio di morte.
Inoltre si è registrata una riduzione del 30% della mortalità nei pazienti con uno stile di vita attivo, mentre i soggetti con una bassa qualità del sonno potrebbero sviluppare forme di carcinoma prostatico più aggressive.
Infine, studi in vitro e in vivo sembrano suggerire che l’inquinamento ambientale possa contribuire al rischio di sviluppo o progressione di carcinoma prostatico attraverso vari meccanismi, tra cui infiammazione, stress ossidativo e danno a livello genetico. Degli inquinanti ambientali fanno parte i policlorobifenili (PCB), la diossina e i pesticidi, oltre al cadmio e all’arsenico.