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Tanti soggetti con carcinoma prostatico presentano disfunzioni sessuali ma non chiedono aiuto per affrontare il problema

Una review della letteratura indica che gli ostacoli che impediscono la ricerca di aiuto in caso di disfunzioni sessuali nei soggetti con carcinoma prostatico sono numerosi e riguardano sia il singolo paziente sia l’ambiente socio-culturale che lo circonda


Indicazioni su come gestire le disfunzioni sessuali che possono seguire il trattamento per carcinoma prostatico rappresentano il principale unmet need degli uomini colpiti dalla malattia, eppure la ricerca attiva di un supporto per colmare questa mancanza è limitata.

Un gruppo di ricercatori ha condotto una scoping review al fine di identificare i fattori che frenano la ricerca di aiuto.

I 30 studi inclusi nell’analisi erano sia qualitativi sia quantitativi, erano stati pubblicati nell’arco di 20 anni e includevano pazienti adulti con diagnosi di carcinoma prostatico in corso di trattamento (inclusa la sorveglianza attiva) o già trattato.

A livello del singolo, gli ostacoli principali sono risultati un’età più avanzata, alla quale si ritiene erroneamente che sia associato un calo naturale della funzione sessuale, esperienze negative in precedenti richieste di sostegno e il tipo di trattamento (maggiore attenzione sul tema è dedicata ai soggetti sottoposti a intervento chirurgico).

Ampliando il raggio di osservazione, altri ostacoli sono risultati essere una scarsa comunicazione medico-paziente, che fa sì che nessuna delle due figure avvii per prima un confronto sugli aspetti legati alla salute sessuale, il frequente cambiamento del medico di riferimento, che rende ancora più complicata la comunicazione, l’accessibilità ai servizi e i costi correlati.

A questi elementi di natura più pratica si aggiunge infine un sentimento di stigma, vergogna o imbarazzo quando il paziente ritiene di non corrispondere ai modelli stereotipati radicati nella società.

Una condizione di ancora maggiore isolamento è segnalata per i soggetti omosessuali o bisessuali, i cui bisogni sembrano essere poco conosciuti anche dai medici di riferimento.

Migliorare i vari aspetti sopra citati potrebbe essere un primo passo per offrire un supporto al paziente oncologico con disfunzioni sessuali, ma l’ambito di intervento è molto ampio, includendo livelli che vanno da quello personale a quello dell’intera società.

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