Il campione di studio comprendeva 646.279 partecipanti adulti del NHIS dal 1997 al 2017 e i loro record sono stati collegati ai record del National Death Index fino al 31 dicembre 2019. Diversi partecipanti sono stati esclusi sulla base di diagnosi preesistenti, limitazioni nelle attività della vita quotidiana, dati mancanti e i risultati che si sono verificati entro i primi 2 anni di follow-up.
Lo studio è stato condotto su 412.413 adulti statunitensi per valutare se i benefici per la salute derivanti dall’attività fisica possano differire in base al sesso. I risultati chiave hanno rivelato differenze significative tra i sessi nelle associazioni delle diverse misure di attività fisica (frequenza, durata, intensità, tipo) con la mortalità per tutte le cause e cardiovascolare.
È stato osservato che gli uomini hanno raggiunto il massimo beneficio di sopravvivenza con 300 minuti/settimana di attività fisica da moderata a intensa, mentre le donne hanno ottenuto benefici simili a 140 minuti/settimana e hanno continuato a raggiungere un beneficio massimo di sopravvivenza a 300 min/sett. I risultati specifici per sesso erano coerenti in tutte le misurazioni dell’attività aerobica e dell’attività di rafforzamento muscolare.
Riduzione del rischio di mortalità cardiovascolare e per tutte le cause
Lo studio ha evidenziato che le donne, rispetto agli uomini, hanno ottenuto maggiori vantaggi nella riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause e cardiovascolare da dosi equivalenti di attività fisica nel tempo libero. I risultati suggeriscono che le donne potrebbero guadagnare in proporzione più degli uomini nella riduzione del rischio cardiovascolare e di mortalità per tutte le cause praticando la stessa quantità di attività fisica regolare. Il documento sottolinea che la consapevolezza di questo divario di genere e la motivazione delle donne a impegnarsi regolarmente in attività fisica nel tempo libero potrebbero aumentare la loro longevità.
Sebbene lo studio fornisca informazioni preziose, gli autori hanno riconosciuto potenziali limiti, come i dati sull’attività fisica auto-riferiti e possibili fattori confondentigli autori sottolineano l’importanza di riconoscere e affrontare le differenze sessuali nei rischi e nei benefici legati all’attività fisica.
I ricercatori evidenziano anche il crescente numero di prove provenienti dalla fisiologia e dagli studi clinici sul dimorfismo sessuale nella capacità di esercizio e nei risultati associati, sottolineando la necessità di considerazioni specifiche sul sesso nelle valutazioni e nelle raccomandazioni del rischio correlato all’attività fisica.Suggeriscono inoltre che incorporare considerazioni specifiche sul sesso nelle raccomandazioni relative alla attività fisica potrebbe contribuire agli sforzi della medicina di precisione e, in definitiva, migliorare i risultati sanitari per tutti.