Un gruppo di esperti ha condotto una revisione della letteratura per analizzare proprio gli effetti della menopausa sulla regolazione della temperatura e, in particolare, gli hot flashes.
Gli hot flashes durano in media da 1 a 5 minuti e si sviluppano generalmente a partire dal viso, dal collo o dal petto, per estendersi poi all’intero tronco.
Un’interessante osservazione emersa indica che gli hot flashes possono verificarsi anche nelle donne in età riproduttiva, specialmente se mostrano sintomi pre-mestruo, a indicare che più che il livello degli estrogeni circolanti è il tasso di diminuzione di questi ultimi a determinare lo sviluppo di hot flashes in menopausa. A supporto di questa osservazione viene il riscontro di un maggiore rischio di hot flashes più gravi nelle donne sottoposte a ovariectomia bilaterale che, quindi, sono andate incontro a un rapido declino ormonale.
Dal punto di vista biologico, la riduzione dei livelli di estradiolo causa l’ipertrofia dei neuroni KNDy, ovvero neuroni che esprimono kisspeptina, NKB (neuropeptide neurokinina-B), glutammato e DYN (dinorfina), presenti nel nucleo arcuato, che diventano iperattivi. Questi neuroni KNDy interferiscono con le aree chiave della termoregolazione presenti nell’area preottica dell’ipotalamo, attivando il pathway di “difesa dal calore” e, di conseguenza, fungendo da trigger per una risposta in grado di dissipare calore, come gli hot flashes.
Durante un hot flash si registra un aumento di 4 volte dell’attività del sistema nervoso simpatico cutaneo, che torna alla normalità a hot flash esaurito.
Ma questa è solo una delle possibili cause scatenanti gli hot flashes. Un’altra, di natura non termoregolatoria, ipotizza una variazione momentanea della temperatura soglia per la sudorazione: se quest’ultima scende al di sotto della temperatura core (ovvero degli organi interni più profondi), allora è possibile lo sviluppo di hot flashes. Le ricerche in quest’ambito continuano: infatti le condizioni possono diventare ancora più complicate se si considera la normale variazione delle soglie per sudorazione e vasodilatazione nel corso della giornata.
La sudorazione si presenta nel 90% degli hot flashes, durante i quali si registra un aumento di circa due volte del flusso sanguigno nella cute sternale e dell’avambraccio.
Altro elemento che contribuisce a rendere più difficile inquadrare gli hot flashes è il fatto che si manifestano sia di giorno sia di notte. Benché sembrino avere la stessa fisiologia, gli hot flashes notturni devono essere considerati in modo distinto da quelli diurni per il corollario di effetti che portano con sé, per esempio l’impatto negativo sulla qualità del sonno. Studi sperimentali hanno dimostrato che si registrano meno hot flashes durante il sonno REM rispetto a quello non-REM, probabilmente per l’inferiore sensibilità del sistema termoregolatore e la diminuita risposta tramite sudorazione che si osservano in questa fase. Per gli stessi motivi, gli hot flashes che si presentano durante il sonno REM si associano a un minor numero di risvegli.
Come intervenire per limitare gli hot flashes? Esistono trattamenti ormonali (come la terapia ormonale sostitutiva) e non ormonali e sono in studio interventi diretti verso i neuroni KNDy; è tuttavia necessario continuare a indagare per verificare la reale efficacia di tali interventi, il mantenimento dell’efficacia anche in donne per le quali è controindicata la terapia ormonale e la possibile influenza delle caratteristiche genetiche della popolazione.