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Il possibile ruolo di levosimendan somministrato prima di un intervento di PCI ad alto rischio per sindrome coronarica acuta

Un recente studio osservazionale retrospettivo ha valutato un nuovo approccio alla PCI ad alto rischio per sindrome coronarica acuta: la somministrazione pre-procedurale di levosimendan per infusione si è dimostrata relativamente sicura


La coronaropatia rappresenta un’importante causa di morte a livello mondiale, con tassi di mortalità particolarmente elevati nei pazienti con sindrome coronarica acuta.

Il fattore principale correlato a outcome clinici soddisfacenti nel trattamento di pazienti con sindrome coronarica acuta è il raggiungimento di una rivascolarizzazione completa. Nella pratica clinica di routine la rivascolarizzazione coronarica percutanea (PCI) rimane la strategia di rivascolarizzazione definitiva a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’elevato impatto delle comorbilità.

Per migliorare gli outcome clinici e aumentare la sicurezza nei pazienti con sindrome coronarica acuta sottoposti a PCI ad alto rischio, in pratica clinica sono stati introdotti nuovi device e strategie terapeutiche.

Levosimendan esercita un effetto cardioprotettivo e inotropo; inoltre si è dimostrato in grado di migliorare la contrattilità cardiaca aumentando la sensibilità al calcio e promuovendo la vasodilatazione attraverso l’apertura dei canali del potassio ATP-dipendenti.

Evidenze recenti suggeriscono come levosimendan potrebbe avere effetti benefici nel trattamento dello scompenso cardiaco congestizio acuto o dello shock cardiogeno dopo un intervento primario di PCI, mentre sono ancora pochi i dati disponibili relativi all’uso di levosimendan prima della PCI.

Un gruppo di clinici ha quindi condotto uno studio osservazionale retrospettivo per valutare la prognosi a breve termine legata a un nuovo protocollo terapeutico comprensivo di una infusione pre-procedura di levosimendan in pazienti con frazione di eiezione del ventricolo sinistro ridotta (≤35%) e candidati a PCI ad alto rischio per sindrome coronarica acuta. Più nel dettaglio, tutti i pazienti hanno ricevuto un’infusione di 24 h di levosimendan (dose cumulativa 12,5 mg per paziente) almeno 24 ore prima dell’intervento e non è stata prevista una dose di pre-carico.

I pazienti osservati sono stati 90, in oltre il 90% dei casi uomini e con un’età media di 69,5 anni. Nella maggioranza dei casi (91,1%) erano stati ricoverati per sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST. Tutti presentavano una coronaropatia avanzata, caratterizzata da un punteggio SYNTAX medio di 25,8.

Prevalenza dei principali fattori di rischio cardiovascolare nei pazienti valutati

Ipertensione83,3%
Iperlipidemia76,6%
Diabete di tipo 243,3%

L’ospedalizzazione è durata in media 11,5 giorni e i dati di follow-up sono stati registrati alla dimissione e al trentesimo giorno a seguire.

Per quanto concerne le complicanze periprocedurali, si sono registrati 3 infarti del miocardio clinicamente rilevanti, 2 attribuiti a un’occlusione acuta di importanti branche di sinistra e 1 a un fenomeno di slow-flow prolungato. Inoltre 3 pazienti sono andati incontro ad aritmia significativa.

Nel corso dell’ospedalizzazione si sono registrati 2 decessi (endpoint primario) e un tasso del 7,8% di eventi avversi cardiaci e cerebrovascolari maggiori (MACCE, endpoint secondario). Si sono osservati anche 2 eventi avversi clinici correlati all’infusione di levosimendan e associati a ipotensione, che tuttavia non hanno determinato l’interruzione dell’infusione.

Inoltre, nonostante la ridotta frazione di eiezione del ventricolo sinistro media (28,7%) registrata nella coorte valutata, solo 3 pazienti sono andati incontro a scompenso cardiaco acuto clinicamente rilevante dopo l’infusione di levosimendan.

Sempre durante l’ospedalizzazione, sanguinamenti clinicamente importanti sono stati registrati in 5 pazienti (3 casi legati al sito di accesso per la PCI e 2 di origine gastrointestinale).

Aumento significativo della funzione del ventricolo sinistro: 28,7 alla valutazione iniziale vs 34,4 alla dimissione; p<0,01.

L’analisi dei dati a 1 mese dalla dimissione non ha evidenziato nessun endpoint primario ulteriore, mentre si sono registrati 3 eventi avversi cardiovascolari maggiori, tutti legati a infarto miocardico, e una nuova ospedalizzazione per scompenso cardiaco acuto.

In sintesi, a un’osservazione a breve termine il nuovo approccio terapeutico che prevede la somministrazione di levosimendan prima di una PCI ad alto rischio in pazienti con sindrome coronarica acuta è una strategia relativamente sicura. Sono tuttavia necessari ulteriori studi randomizzati con gruppo di controllo per analizzare in modo più approfondito l’effetto positivo di levosimendan sulla funzione contrattile cardiaca.


CODICE AIFA: ORTSX280525
Pubblicità rivolta ai medici depositata in AIFA il: 30/05/2025

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DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE: SIMDAX® 2,5 mg/ml di concentrato per soluzione per infusione.
COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA: Ogni ml di concentrato contiene: 2,5 mg di levosimendan. Un flaconcino da 5 ml contiene 12,5 mg di levosimendan. Eccipiente con effetti noti: etanolo. Questo medicinale contiene 785 mg/ml di etanolo (alcol).
FORMA FARMACEUTICA: Concentrato per soluzione per infusione. Il concentrato è una soluzione trasparente di colore giallo o arancio da diluire prima della somministrazione.
Classe di rimborsabilità: C
Classificazione ai fini della fornitura: OSP - Medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o in strutture ad esso assimilabili.
1 flaconcino da 5 ml - A.I.C. n. 035108012: Prezzo al pubblico € 1.532,74 - Prezzo ospedaliero € 696,70
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