Per quanto concerne le malattie reumatologiche, quella più studiata è l’artrite reumatoide, che di solito viene diagnosticata pochi anni prima o dopo la menopausa.
Rischio di sviluppare artrite reumatoide:
3 donne in menopausa: 1 uomo
La perdita di estrogeni determina un’alterazione nell’equilibrio dei geni legati alla suscettibilità all’artrite reumatoide favorendo, nelle donne geneticamente predisposte, lo sviluppo di specifici linfociti T CD4+ con proprietà autoreattive, che a loro volta determinano il rilascio di citochine infiammatorie e la stimolazione di cellule B autoreattive che supportano l’infiammazione. A livello locale, la conversione degli androgeni a estrogeni catalizzata da un’aromatasi, aumentata nel tessuto sinoviale infiammato, porta alla formazione di metaboliti idrossilati degli estrogeni, causa di infiammazione e attività autoimmunitaria.
È stato inoltre osservato che l’età alla menopausa si associa a un differente fenotipo clinico di artrite. Per esempio una menopausa precoce correla con un’artrite reumatoide sieropositiva, una superiore attività di malattia e peggiori patient-reported outcome (PRO).
Sempre in relazione all’impatto della menopausa sulla malattia reumatologica è stato registrato come il danno articolare e la disabilità siano maggiori nelle donne in post-menopausa e proprio la menopausa rappresenti il fattore principale che determina le differenze di outcome fra donne e uomini con artrite reumatoide.
È possibile intervenire in qualche modo? Benché i dati relativi all’impiego di estrogeni esogeni non siano ancora definitivi, il trattamento ormonale sostitutivo sembra ridurre il rischio di artrite reumatoide ACPA (anticorpi anti-proteine citrullinate)-positiva nelle donne in menopausa, mentre non sembra influenzare lo sviluppo di malattia ACPA-negativa. In caso di artrite reumatoide già presente, invece, non sembra associarsi a flare di malattia.