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La prostatectomia citoriduttiva radicale è sicura e fattibile in pazienti con diagnosi di carcinoma prostatico oligometastatico de novo alla PET-PSMA

In uno studio multicentrico europeo, 116 pazienti con carcinoma prostatico e un limitato numero di metastasi alla PET-PSMA hanno raggiunto outcome favorevoli a livello di sopravvivenza a breve termine, funzionalità e tasso di complicanze quando sottoposti a prostatectomia radicale


La PET che utilizza radiofarmaci per evidenziare l'antigene di membrana specifico della prostata (PET-PSMA) è stata proposta per stadiare il carcinoma prostatico di nuova diagnosi in pazienti con malattia a rischio intermedio o elevato grazie alle sue sensibilità e specificità, superiori a quelle delle analisi di imaging convenzionali.

Con l’utilizzo della PET-PSMA è aumentato il numero di pazienti che hanno ricevuto diagnosi di carcinoma prostatico oligometastatico, nei quali sono stati dimostrati la fattibilità e gli outcome favorevoli a medio termine della prostatectomia citoriduttiva radicale. Tuttavia le evidenze a sostegno di questa osservazione derivano da studi su pazienti diagnosticati attraverso l’imaging convenzionale pertanto potrebbero non essere generalizzabili ai pazienti stadiati con PET-PSMA prima dell’intervento.

È stato quindi condotto uno studio per valutare diversi outcome di sopravvivenza in 116 pazienti sottoposti a prostatectomia citoriduttiva radicale in 13 Centri europei con diagnosi di carcinoma prostatico oligometastatico de novo (definito come miM1a e/o miM1b con ≤5 metastasi ossee e/o miM1c con ≤3 lesioni polmonari) alla PET-PSMA.

Considerando un follow-up mediano di 27 mesi, le analisi hanno evidenziato un tasso di sopravvivenza libera da carcinoma prostatico resistente alla castrazione pari al 97,3% al primo anno, all’85,8% al secondo anno e all’82,2% al terzo anno. Nei 19 pazienti interessati, il tempo mediano allo sviluppo di carcinoma prostatico resistente alla castrazione è stato di 22 mesi.

grafico

I tassi di sopravvivenza libera da progressione radiografica, registrata in 20 pazienti, sono stati pari a 95,3%, 87,9% e 84,5% rispettivamente a 1, 2 e 3 anni, mentre quelli di sopravvivenza globale a 100%, 98,9% e 96,5%. Il tempo mediano al decesso, occorso in 8 pazienti, è stato di 48 mesi.

Altro dato interessante indica che i pazienti che avevano raggiunto un valore minimo di PSA <0,1 dopo la prostatectomia citoriduttiva radicale presentavano outcome migliori rispetto ai pazienti con PSA ≥0,1 a livello di sopravvivenza libera da carcinoma prostatico resistente alla castrazione (stima a 3 anni 95% vs 41%, p<0,001), sopravvivenza libera da progressione radiografica (stima a 3 anni 92% vs 55%, p=0,002) e sopravvivenza globale (stima a 3 anni 100% vs 84%, p=0,005).

Il tasso di continenza urinaria (0-1 pannolini nelle 24 ore) al primo anno è stato dell’82%.


In generale questo studio ha evidenziato come la prostatectomia citoriduttiva radicale rappresenti un’opzione di trattamento sicura e fattibile in pazienti con diagnosi di carcinoma prostatico oligometastatico de novo alla PET-PSMA e ha individuato quali potenziali fattori predittivi di outcome favorevoli (tuttavia da verificare in studi più ampi) la presenza di una malattia miN0, l’applicazione di una terapia sistemica neoadiuvante prima dell’intervento chirurgico e una risposta profonda a livello di PSA dopo l’intervento stesso.

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