Diversi studi hanno valutato la potenziale associazione fra sviluppo di sintomi depressivi e periodo di transizione della menopausa, ovvero l’intervallo di tempo compreso tra le prime alterazioni mestruali (verso i 47 anni) e l’ultimo flusso mestruale.
Un gruppo di clinici ha condotto una revisione di tali studi al fine di contestualizzare i vari risultati emersi. In particolare si è osservato come i pochi dati prospettici disponibili consentano di affermare che il periodo di transizione della menopausa potrebbe rappresentare un periodo suscettibile alla ricomparsa di un episodio di disturbo depressivo maggiore, ma non allo sviluppo del primo episodio depressivo nell’intera vita della donna. È stato evidenziato inoltre come il periodo di transizione spesso coincida con eventi tipici della mezza età, come un cambiamento dello status lavorativo o variazioni dello stato di salute, che si associano a un importante livello di stress e quindi possono aumentare la vulnerabilità individuale alla depressione.
Non vi sono invece evidenze sufficienti a confermare un aumento dell’ansia nel periodo di transizione, mentre non sono stati condotti studi prospettici volti a valutare i sintomi psichiatrici durante la transizione in donne con disturbo bipolare, schizofrenia o altri disordini psicotici.
Dalla revisione della letteratura sono emersi anche i potenziali fattori di rischio associati a un aumento dei sintomi depressivi durante il periodo di transizione. Esistono fattori di rischio “biologici” e psicosociali. I primi includono una menopausa precoce o chirurgica, una transizione di lunga durata (con associati sintomi vasomotori persistenti), disturbi del sonno e sintomi vasomotori frequenti, gravi o notturni (per la limitazione dei quali potrebbe essere utile una terapia ormonale sostitutiva), mentre i secondi prevedono eventi stressogeni (difficoltà finanziarie, disoccupazione ecc.), la mancanza di un supporto sociale o una storia di depressione.
I disturbi depressivi che emergono durante il periodo di transizione devono essere affrontati come quelli che si manifestano in altre fasi della vita. È quindi necessario un approccio personalizzato che consideri la storia individuale della paziente e i fattori di rischio “biologici” e psicosociali per determinare la causa dei sintomi, il loro mantenimento o una possibile recidiva.