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Uso del PD-PCS per una diagnosi accurata e un trattamento tailored del dolore cronico nella malattia di Parkinson

Nonostante l’elevata prevalenza, il dolore cronico in corso di malattia di Parkinson è spesso sotto-riportato e trattato in modo inadeguato. È quindi importante applicare un modello biopsicosociale a tale condizione per un trattamento disegnato sulle necessità del singolo soggetto. Un aiuto a questo fine può derivare dall’impiego del recente Parkinson’s Disease Pain Classification System


Il dolore cronico è un sintomo non motorio che interessa più dei due terzi dei soggetti con malattia di Parkinson e influisce negativamente sulle attività quotidiane e sulla qualità di vita correlata alla salute. Nonostante tali dati, il dolore cronico è spesso sotto-riportato e valutato in modo improprio, con una conseguente gestione subottimale.

Prevalenza del dolore cronico correlato alla malattia di Parkinson: 70-83% dei pazienti.

Un gruppo internazionale di esperti ha condotto una revisione della letteratura per fare un punto in merito al Parkinson’s Disease Pain Classification System (PD-PCS), un algoritmo validato e pubblicato nel 2021 che sembra superare le varie limitazioni dei precedenti sistemi di classificazione del dolore cronico in corso di malattia di Parkinson.

Prima importante caratteristica del PD-PCS è quella di distinguere il dolore cronico (ovvero di durata pari almeno a 3 mesi e presente la maggior parte del tempo) tra dolore correlato e non correlato alla malattia di Parkinson. Perché il dolore sia ritenuto correlato è sufficiente che venga riscontata una delle seguenti cinque condizioni:

- Esordio del dolore coincidente con l’esordio della malattia di Parkinson
- Peggioramento del dolore in concomitanza dell’esordio della malattia di Parkinson
- Presenza di dolore durante le fasi off di malattia
- Presenza di dolore durante gli stati di sovrastimolazione dopaminergica (discinesie)
- Miglioramento del dolore con i trattamenti per la malattia di Parkinson


Seconda fondamentale caratteristica del PD-PCS è la classificazione del dolore secondo descrittori clinici e fisiopatologici in linea con la classificazione dell’International Association for the Study of Pain (IASP). Vengono infatti riconosciuti il dolore nocicettivo, quello neuropatico e quello nociplastico.

Il primo, presente in circa il 55% dei soggetti con malattia di Parkinson, origina dal sistema nervoso periferico, il secondo (16% degli interessati) deriva da una disfunzione/lesione identificabile del sistema somatosensoriale, mentre il terzo (22% degli interessati) sembra dipendere da variazioni neuroplastiche centrali dovute a un maladattamento a un anormale processamento a livello somatosensoriale.

Seguono infine la valutazione dell’intensità del dolore, della sua frequenza e dell’impatto sulle attività della vita quotidiana. A ogni elemento viene assegnato un punteggio: il totale può variare da 0 a 90, con punteggi più alti a indicare un maggiore burden del dolore.

grafico

Il risultato che emerge dal PD-PCS è di grande aiuto nell’identificare il trattamento migliore per il singolo soggetto, che deve tenere conto dei diversi meccanismi alla base dello sviluppo e del mantenimento del dolore. Generalmente il primo intervento farmacologico prevede l’ottimizzazione del trattamento dopaminergico.

Per una gestione ancora più personalizzata è necessario ricordare che elementi quali il sesso femminile, la più giovane età, sintomi affettivi e autonomici, così come la gravità di quelli motori sono associati al dolore nella malattia di Parkinson e che, più in generale, sintomi cardiovascolari, problemi legati al sonno, ansia e depressione sono associati al dolore.

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