Con l’aumento dei device wireless, in particolar modo legati alla telefonia, che sfruttano campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF), ci si è interrogati circa le potenziali conseguenze sulla salute legate all’esposizione per lungo tempo a tali RF-EMF.
Un gruppo di clinici ha quindi condotto uno studio per valutare nel dettaglio la relazione esistente fra utilizzo di smartphone (inteso come chiamate vocali e messaggistica) e cefalea. Sono stati analizzati i questionari sottoposti ai 180mila soggetti circa che costituiscono la coorte olandese e inglese dello studio europeo COSMOS (Cohort Study of Mobile Phone Use and Health), i cui pazienti saranno seguiti per 25 anni.
Dei 66.858 partecipanti che avevano dichiarato di non soffrire di cefalea settimanale al basale, l’8,2% ha dichiarato di soffrirne al follow-up (circa 5 anni) e lo 0,6% ha riportato cefalea quotidiana.
Inoltre nel 2,5% dei 66.234 pazienti che hanno completato il questionario HIT-6 (Headache Impact Test) si è registrata una cefalea settimanale grave (punteggio ≥56).
Similmente, 1812 pazienti (sui 53.576 liberi da emicrania al basale) hanno riferito emicrania al follow-up.
Andando più nel dettaglio, nel modello statistico aggiustato per tempo di chiamata e messaggistica, i partecipanti associati ai maggiori tempi di chiamata avevano un odds ratio (OR) aggiustato di 1,04 per la cefalea settimanale, senza un chiaro trend di segnalazione di cefalea con l’aumento della durata delle chiamate. Un rischio aumentato di cefalea settimanale, invece, è stato registrato nei pazienti che inviavano dai 10 ai 30 messaggi al giorno (OR=1,40), con un chiaro aumento della segnalazione di cefalea con il crescere del numero dei messaggi.
Data la limitata esposizione ai RF-EMF dovuta all’attività di inviare messaggi, gli autori suggeriscono che siano meccanismi diversi dai RF-EMF la causa dell’aumentato rischio di cefalea tra gli utilizzatori di smartphone, come stili di vita e fattori comportamentali.